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Tag Archives: MM5

E’ aperta da oggi 23 novembre fino al 12 gennaio 2025 la mostra di ATM, visitabile gratuitamente, presso l’ADI Design Museum in piazza Compaggo d’Oro (M5 Monumentale). Nella mostra, a cura di Matteo Pirola, vengono messi in mostra per la prima volta numerosissimi oggetti appartantenti al vasto archivio ATM. LA mostra si avvale della ricerca di Silvia Zeni, curatrice dell’archivio dichiarato bene culturale dalla Sovraintendenza nel 2004. Una sezione della mostra è stata dedicata ai 60 anni della Linea 1 Rossa con una ricca esibizione di componenti dell’arredi di Albini, Helg e Noorda e di memorabilia alcune della quali inedite. Imperdibile per la ricchiezza del materiale esposto. Una piccola chicca, forse un po’ da maniaci, lo ammetto: la sezione sulla metropolitana è stata pavimentata con le piastrelle in gomma nera a bolli nuove che emettono il loro carattetistico odore che, dalle testimonianze dell’inaugurazione del 1964, riempiva gli spazi della metropolitana appena aperta. Certo, un odore particolare, ma che ben rende l’idea di quella sensazione di nuovo che vu vissuta sessant’anni fa!


 

 

 

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Due mostre alla Triennale di Milano:

“Angelo Mangiarotti: quando le strutture prendono forma” fino al 23 aprile (a pagamento)

“Costruire il futuro. Infrastrutture e benefici per persone e territori” purtroppo solo fino al 26 marzo (gratuita).

Tutte e due coinvolgono le infrastrutture sotterranee e non di Milano. La prima grazie ai progetti che Mangiarotti creò per il Passante Ferroviario; sono sue le stazioni Rogoredo, Villapizzone, Certosa, Repubblica e Porta Venezia. Interessante la presenza di disegni inediti per la stazione Rogoredo, ma non vi dico di più. La seconda mostra è stata creata da Webuild e quindi affronta in pieno anche il tema della costruzione delle metropolitane. Un interessante stand interattivo di grandi dimensioni è interamente dedicato alla costruzione delle Linee 1, 2, 3, 4, 5 di Milano; A, B e C di Roma e la metro di Copenhagen. Ma vi sono anche pannelli informativi su altre metropolitane costruite dalla multinazionale italiane specializzata in grandi costruzioni e infrastrutture. Webuild, vi ricordo, porta con sè il patrimonio di esperienze delle aziende dalla quale fusione essa è nata, come la Salini e la Impregilo, ques’ultima nata dalla fusione delle ditte Impresit, Girola, Lodigiani e Torno, ovvero tutti nomi che potete trovare già nei cantieri della Linea 1 rossa a partire da quel mitico 12 giugno 1957.

Ma la star indiscussa resta la grande fresa circolare di una delle quattro talpe che hanno scavato la M4 (e prima la M5) che fa bella mostra di sè proprio all’esterno dell’edificio della Triennale. Un oggetto incredibile per dimensione e “potenza”, anche narrativa, che speriamo possa dinvetare parte integrante del patrimonio testimoniale di Milano, magari anche presso il Museo della Scienza, in attesa dell’eterno promesso museo dei trasporti. Entrando nel dettaglio si tratta della solo testa rotante, da 58 tonnelate, di una delle quattro talpe che ha scavato i tunnel a diametro minore, ovvero da 6,7 metri, della M4, quindi non una delle due che hanno scavato la tratta centrale a diametro normale. Potrebbe essere quella che ha scavato i tunnel attualmente operativi. Vi sono dubbi sul fatto che si tratti esattamente di quella denominata “Stefania”, ma questo è secondario.

Mostra Mangiarotti:

Mostra Webuild:

 

 

 

 

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Prendiamo spunto dalla prossima apertura, parziale, della Metro 4 per intervistare il professor Giorgio Goggi, lecchese, classe 1946, architetto e urbanista, ex assessore ai Trasporti Traffico e Mobilità del Comune di Milano tra il 1998 e il 2006 per il Sindaco Gabriele Albertini e, soprattutto, riconosciuto per essere il “papà” delle metropolitane 4 e 5 di Milano. Iniziamo proprio parlando della Metro 4, che interessa massicciamente il nostro municipio.

Come nasce questo progetto? «Nasce inì un modo un po’ strano…»: il professore Goggi fu coinvolto sul tema prima della nomina ad assessore, quando ATM era intenzionata a diminuire il traffico sulla M1 realizzando una metropolitana parallela. L’idea non lo convinceva e quindi propose un tracciato differente che prima di tutto servisse un’area scoperta, ovvero quella che va e comprende l’aeroporto di Linate verso il centro e poi l’area densamente popolata a sud-ovest. Ma la vera chiave del progetto fu la scelta di far passare la nuova linea nella tratta centrale, lungo la circonvallazione dei Navigli tra la Cà Granda e Sant’Ambrogio, in modo da coprire un’altra area del centro e favorirne la futura pedonizzazione. Qui si inserisce quello che è ancora oggi il grande progetto desiderato dal professor Goggi: la riapertura dei Navigli, attuabile una volta spostato in sotterraneo il servizio pubblico. Considerando che la M4 verrà aperta, secondo gli annunci, questo autunno, sorge quindi spontanea la domanda, come mai è rimasta indietro rispetto alla Metro 5 (aperta nel 2013)? Bene, tutto nacque dalla necessità di ripartire i fondi statali, considerando che la legge 211/92 sul finanziamento al trasporto pubblico dava priorità, su scala nazionale, ai progetti con la maggiore previsione di flusso. Questo fece passare la Linea C di Roma in testa, posticipando la M4 e la M5. Tuttavia, fu trovato un accordo col Ministero che erogò una prima tranche di finanziamento (circa 100 milioni) che non sarebbe bastata per la M4 ma poteva far partire la M5, anche grazie all’idea di utilizzare il project financing,. Per questo motivo la M5 è venuta prima della M4. Uno degli altri temi caldi legati alla Metro 4 è quello del mancato collegamento con la M3 in zona Crocetta. In questo caso il professore ci conferma che fu preso in considerazione e studiato, ma la particolare conformazione della stazione Crocetta della M3 (su due livelli) rendeva particolarmente difficile l’interscambio. Successivi tentativi di risolvere la situazione hanno comunque dato sempre esito negativo.

Soddisfatto che il progetto Metro 4 sia praticamente giunto al termine? «Soddisfatto ma vorrei anche la riapertura dei Navigli!» Ma veniamo ad altri temi che riguardano da vicino il nostro municipio, come la preferenziale della filovia 92 che dovrebbe vedere l’apertura dei cantieri l’anno prossimo, inflazione permettendo. Anche questo progetto nacque sotto il suo assessorato ed è finalmente giunta l’ora di vederlo completo. Quello che preoccupa è la perdita di parcheggi auto e qui ci dice «La motorizzazione non si riduce togliendo posti auto, ma offrendo un servizio alternativo» e ci porta l’esempio della tratta della Metro 5 di viale Zara, dove il traffico ha incominciato a ridursi durante il cantiere, per via della mancanza di spazio, ma ha continuato a ridursi, stabilmente, con l’apertura della nuova metropolitana che ha subito ottenuto un successo di numeri sopra le aspettative. Una valida alternativa alla mera cancellazione di posti fu ideata dalla Giunta Albertini grazie al piano parcheggi. Fu calcolato all’epoca che i parcheggi “irregolari” erano circa 60.000 e quindi furono pianificati parcheggi sotterranei atti a contenere almeno 50.000 automobili. Purtroppo il progetto fu bloccato quando il conteggio si fermò a circa 25.000 nuovi posti, per scelta delle giunte Moratti e Pisapia. Forse il progetto andrebbe riavviato e speriamo che ci siano segnali in tal senso.

Cosa dire invece degli scali ferroviari? Anche su questo tema le idee sono chiare e si rifanno al Documento direttore del Secondo Passante Ferroviario, ovvero un secondo tunnel che partendo da nord-ovest e arrivando a sud avrebbe chiuso l’anello ferroviario favorendo la realizzazione di una vera Circle line, e che prevedeva la realizzazione di importanti funzioni sopra ogni stazione. Quanto fatto sugli scali invece non lo convince, infatti dare la proprietà alle Ferrovie dello Stato di quelli che prima erano terreni in comodato d’uso, perché poi li cedessero ai privati, denota una logica speculativa più che un’idea di urbanistica. Il professore si meraviglia, per esempio, di come si possa preferire spostare gli ospedali di Milano in aree lontane dai mezzi pubblici, come per il progetto pensato nelle aree Falk a Sesto San Giovanni, invece che realizzarli in aree a ridosso delle principali stazioni,  magari di nuova realizzazione. Anche il piano per il secondo passante sparì dalle agende politiche e, con Pisapia, anche dal Piano di Governo del Territorio. Quando si parla di funzioni importanti sui nodi del trasporto non può che venire in mente la BEIC a Porta Vittoria. E qua l’ex assessore non può che rammentare tutta la vicenda – antecedente al progetto BEIC – del secondo polo della Statale da realizzarsi proprio nell’area dell’ex stazione; a questa localizzazione la Giunta Formentini preferì l’area ex Pirelli alla Bicocca, con l’ormai celebre progetto dell’architetto Gregotti: una vicenda che lascia ancora l’amaro in bocca.

Cosa ne pensa invece dei nuovi progetti di metropolitane? Prima di tutto una forte critica al percorso della nuova M6 (che dovrebbe toccare il nostro municipio tra Corvetto e Santa Giulia): «non ha senso». D’altronde come potrebbe averlo visto che passa anche in aree non urbanizzate del parco Sud? Ma i dubbi si estendono anche ai prolungamenti della Metro fuori dalla città in aree poco urbanizzate, che potrebbero produrre l’effetto di un’urbanizzazione eccessiva lungo i loro tragitti, con particolare riferimento alla M3 a Paullo. Grande interesse invece per uno storico tema che ogni tanto riemerge dai cassetti del Comune: lo “sbinamento” della M1, ovvero il distacco del ramo Pagano-Bisceglie della M1 e il suo prolungamento verso il centro e poi, come spesso ipotizzato, verso l’asse di via Ripamonti. Su questo Goggi ha le idee chiare: andrebbe fatto e trasformato il tutto in una metropolitana leggera come la M4 e la M5. Ringraziamo il professor Goggi per questa lunga chiacchierata che ci ha permesso di conoscere meglio sia la storia di molte scelte passate che hanno segnato la politica cittadina negli ambiti dei trasporti e della mobilità, sia i progetti abbandonati o le scelte considerate sbagliate, con un occhio sempre attento al futuro della città.

 

Articolo tratto da QUATTRO di settembre 2022.

 

 

 

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Stavo facendo ordine nei molti opuscoli raccolti in 20 anni. Lo spazio si riduce e occorre fare spazio al materiale nuovo eliminando vecchi filoni di ricerca non più seguiti. Così, nel selezionare materiale da un cassetto con documenti su Milano, è emerso questo “Io amo Milano” pubblicato nel 2006 dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con il Comune di Milano. A giudicare dall’anno di pubblicazione potrebbe essere qualcosa con finalità elettorali. All’interno varie sintetiche informazioni sulle principali attività della città inclusa una denominata “Milano in Movimento” in cui, oltre ad una mappa della rete allora in funzione (ancora era in costruzione la tratta M3 fino a Comasina e M2 fino ad Assago), c’è anche una corografia (mappa) di progetto per le nuove linee, di quelle classiche predisposte da MM. Ebbene in questa si vede chiaramente la prima M6, ovvero la conversione da metrotranvia a metropolitana leggera della tratta Garibaldi-San Siro. Questa M6 ebbe vita breve, forse nata nel 2005, fu fusa con la M5 nel luglio 2007. Per maggiori dettagli sulla fusione M5-M6 vi rimando al capitolo 7 del mio libro.

 

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Vi aspetto numerosi ai prossimi eventi pubblici di presentazione. Non c’è bisogno di prenotare, ma alcuni spazi sono ridotti percui vi consiglio di presentarvi per tempo! Vi aspetto numerosi!

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Mi state riferendo che il libro è esaurito nelle librerie in cui era in vendita. Anche su Amazon risulta esaurito, come su IBS. Se volete acquistarlo contattatemi direttamente all’email metroricerche@yahoo.it per sapere come fare per averlo al prezzo scontato di 20,00 euro.

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