Skip navigation

Tag Archives: Architettura delle metropolitane

Seconda puntata sulla metropolitana di Budapest. Il 28 marzo 2014 è stata finalmente inaugurata la quarta linea, un progetto complesso di metropolitana tradizionale con stazioni ampie e complesse. Si potrebbe definirla come un evoluzione dello stile sovietico, una sua modernizzazione senza l’abbandono completo di uno dei capisaldi di quel modo di intendere l’estetica e l’ingegneria delle metropolitane. Si tratta dei grandi vani a sezione circolare e affiancati che costituiscono la struttura della piano banchine. In questa nuova versione parte del vano tubolare è stata rimossa per creare un grande vano a tutt’altezza contenente le risalite, che, in alcune casi, permettono anche l’accesso diretto della luce. In questo post propongo le tre versione più interessanti delle nuove stazioni profonde; i progetti sono stati tutti affidati ad affermati studi locali di architettura, un segno sempre di continuità con l’esempio originale – Mosca – che protaggono l’alta considerazione che l’Ungheria da al trasporto pubblico non solo come servizio ma anche come valore sociale ed estetico nel tessuto urbano. Esempio questo che dovrebbe diventare la chiave di lettura per tutte le nuove linee, sopratutto nel mondo occidentale, poiché una metropolitana chiave della rigenerazione urbana ha un successo quantitativo immediato e allo stesso tempo rivitalizza le aree che tocca.

Tra le tre stazioni illustrate, sicuramente il mio plauso va a Rakoczi Ter con la scelta geniale di rivestire con vetri opachi retroillumanati le pareti sagomate dei vani tubolari, ma anche il vano scala e degli ascensori della stazione Geller Ter con le strutture in calcestruzzo armato a vista e le pareti rivestite in acciaio preossidato ad andamento inclinato che ben si rapportano con i vani trasparente con i dispositivi di risalita. Da segnalare anche il completo rifacimento della piazza sovrastante la fermata Keleti Palyaudvar dove la metro 4 tocca la metro 2 e una delle principali stazioni, dove si è deciso di rimuovere parte del solaio di superficie e unificare l’intera enorme piazza all’altezza del mezzanino dotandola di molteplici servizi.

STAZIONE SZENT GELLERT TER
ARCHITETTI: SPORAARCHITECTS Kft.

STAZIONE KALVIN TER
ARCHITETTI: PALATIUM Studio Kft.

STAZIONE RAKOCZI TER
ARCHITETTI: BUDAPESTI MUHELY Kft.

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia.

Il 2014 mi è sembrato l’anno giusto per passare dal progetto ai fatti, sopratutto nel caso di un plastico sulla Metropolitana di Milano. Dopo un vecchio tentativo sulla metropolitana di Londra, in realtà mai concluso, era da tempo che volevo realizzare un modello in scala H0 (una scala da modellisimo ferroviario, pari a 1:87). Scartata una prima versione che prevedeva la realizzazione dell’intera stazione San Babila, sia per la banchina, che per il mezzanino e il piano strada, per motivi di costi e di spazio, alla fine è nato il progetto per un dettaglio in scala 1:43,5 (sempre un standard del modellismo denominata “0″).

Tutto ciò è stato possibile anche grande alla scoperta di un BLOG “DaTrains” di Silvio Assi, un appassionato di modellismo ferroviario di cui ho apprezzato subito le abilità pratiche e la qualità delle scelte architettoniche e urbanistiche. Dopo una serie di progetti e ipotesi alla fine siamo arrivati a scegliere la sezione riprodotto nella bozza qui sotto. Dopo è seguito un lavoro di ricostruzione dei materiali tramite l’uso dell’archvio da me raccolto negli anni.

Per i rimandi ai dettagli realizzativi vi rimando allo stesso blog. Il modello sarà pronto prima del 50° anniversario e sarà una riproduzione più possibile fedele dello stato originario della metropolitana rossa, incluso il segnale “MM” bianco su fondo rosso con il suo sostegno verniciato in marrone come i sostegni del corrimano.

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo PREVIO AUTORIZZAZIONE DELL’AUTORE

E’ giunta l’ora di iniziare un percordo celebrativo per festeggiare i 50 anni della Metropolitana di Milano. Mancano ormai pochi mesi al 1° novembre, quando la rossa compirà il suo primo mezzo secolo di vita, ancora in forma assolutamente smagliante. Un festeggiamente che sembra interessare pochi affezionati, nonostante la nostra rossa cittadina sia frequentata da centinaia di migliaia di persone ogni giorno e praticamente abbia conosciuto tutti i suoi concittadini, ma questo è un dicorso che verrà affrontato più avanti.

Nel 1958 partono i lavori nel primo lotto, che vedono l’impiego di 900 operai, i quali già nel maggio del 1959 riescono a consegnare al rustico la prima tratta affidatagli. E’ tuttavia impossibile dare un’idea di quanto imponente fosse quest’opera per la città di Milano senza illustrare prima il metodo costruttivo delle gallerie, che impose lo stravolgimento della viabilità superficiale.

La larghezza della galleria è di 7,5 metri con altezza libera pari a 3,9 metri, in modo da far transitare due vetture dalla larghezza di 2,85 metri. I tunnel hanno la copertura a non meno di 3 metri dalla superficie e il piano dei binari a non meno di 8 metri. La procedura adottata per la costruzione è una derivazione del sistema “cut&cover” londinese, usato già nel 1863 per la costruzione delle prima metropolitana, ma con una differenza sostanziale, tanto da prendere il nome di “metodo Milano”. Tale metodo prevede prima la costruzione dei piedritti, poi lo scavo del terreno fino al punto di appoggio della copertura e il getto della stessa. Successivamente viene ripristinata la viabilità di superficie e si procede, in sotterraneo, alla scavo e alla costruzione dell’arco rovescio. Per la costruzione dei piedritti sono stati adottati due metodi differenti, il primo consiste nello scavare due trincee parallele armate con paratie metalliche, il secondo invece prevede l’uso dei fanghi betonici, in questo caso la parete è composta o da pali in cemento armato strettamente affiancati e alternati, o da una parete continua, sistema questo, davvero innovativo per l’epoca. Si procede scavando due piccole trincee di 1,5 m. di profondità ed un metro di larghezza, poi rivestito con mattoni per creare una “guida” per lo scavo completo; poi la speciale scavatrice con benna mordente effettua lo scavo che è costantemente riempito con una soluzione di bentonite in acqua, capace di non far cedere le pareti dello scavo, poi viene immersa l’armatura metallica e infine viene gettato il cemento che depositandosi sul basso spinge via i fanghi. Tale procedimento venne chiamato ICOS vista la collaborazione con l’omonima Società.

Durante la fase di costruzione, che era relativamente veloce, emerse in pieno quanto il metodo adottato fosse impegnativo per il traffico di superficie e anche per i più elementari spostamenti pedonali, così fin da subito, per i lotti in centro città, si accelerò la velocità esecutiva istituendo tre turni di lavoro a coprire l’intero arco delle 24 ore. Nonostante questa soluzione portasse con se il problema del disturbo sonoro durante la notte. Tuttavia questa decisione ebbe i suoi vantaggi, tanto che per il settimo lotto, ovvero via Dante e piazza Cordusio i lavori durarono appena 350 giorni.
Particolarmente impegnativa si prospettava la tratta di via Boccaccio, dove le pareti del tunnel sarebbero dovute passare a meno di un metro dalle fondamenta delle case, tuttavia tramite l’uso del sistema ICOS (fanghi betonici), la realizzazione non diede particolari problemi, fatto salvo per un edificio in via Gioberti già danneggiato durante i bombardamenti, che fu doverosamente puntellato. Comunque, onde evitare qualsiasi crollo, MM provvide a monitorare tutti gli edifici costantemente. Un altro punto problematico fu il Palazzo della Ragione in via Mercanti, edificio di epoca medioevale, reso ancora più instabile dal grande carico dovuto alla presenza al suo interno dell’archivio notarile, per questo motivo fu necessario incatenare le volte ed armarle con robuste centinature di legno, poi si provvide a rinforzare le fondazioni con paletti gettati in opera in fori trivellati a raggiera detti “pali radice”. Inoltre il Broletto così come molti altri edifici a portici nel centro furono poderosamente centinati con travi in legno.
Anche per le stazioni, a partire da Cordusio, si decise di gettare prima il solaio e poi, dopo aver ripristinato la viabilità superficiale, costruire il solaio del mezzanino e il piano banchina.

Ma l’uso del “metodo Milano”, per quanto innovativo, non era certo immune dal portare incredibili disagi a Milano; le linee tranviarie e filoviarie, che allora erano molto più diffuse di oggi, erano state spostate; in vari punti come il Cordusio, San Babila o via Senato erano stati costruiti ponti metallici di tipo militare “Bailey” per passare sui cantieri, oppure il ponte pedonale ad arco sempre in Piazza San Babila, vagamente somigliante ai ponti veneziani. Anche l’economia locale ne soffrì, infatti gli scavi interessarono aree commerciali come Corso Vittorio Emanuele, Via Dante, Corso Buenos Aires e non solo, e molti negozi ebbero gravi perdite tanto che alcuni arrivarono a chiudere. Dai giornali dell’epoca: “… Strade occupate da cantieri, voragini aperte dalle scavatrici, grosse betoniere in funzione, ciclopiche opere in cemento armato, e la viabilità rivoluzionata, si che gli stessi cittadini faticano a districarsi.[…] per i lavori della MM e per le esigenze della Fiera, possono avvenire dei mutamenti nei sensi unici, da un giorno all’altro.[…] Entro la fine dell’anno, il terremoto viario sarà terminato e le strade verrano tutte restituite alla circolazione di superficie. …” (Domenica del Corriere 16 aprile 1961). Oppure “Ogni giorno una novità. I lavori continuano, mai sufficientemente veloci per chi segue passo passo l’avanzare delle paratie e dei piedritti, le gettate di calcestruzzo e di cemento armato, in modo impressionante invece per chi, come noi, va a dare una capatina ogni tanto” (Città di Milano).

Non è da trascurare nemmeno il numero di reperti archeologici riemersi durante gli scavi, dato la loro superficialità; a dirigere i lavori di recupero fu il Sovrintendente per i Beni Artistici e Storici professor Mirabella Roberti, che individuò sia una tratto di basolato romano in ottime condizione in via Mercanti sia le fondazioni dell’antica cattedrale di Santa Tecla e del prospiciente battistero di San Giovanni, risalenti al IV secolo d.C., a tutt’oggi visitabili sia dal Duomo sia nella relativa stazione. Anche nell’area dinnanzi alla chiesa di San Carlo, in corso Vittorio Emanuele, furono fatti importanti ritrovamenti, anche in quel caso si decise di esporli all’interno di un sottopassaggio costruito insieme alla metropolitana ma da essa indipendente. Tale sottopassaggio fu poi chiuso e le scale di accesso demolite, finendo così per essere dimenticato.

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

AGGIORNAMENTO: E’ STATA LANCIATA UNA PETIZIONE PER RICHIEDERE L’APERTURA IMMEDIATA DEI CANTIERI PER TUTTA LA LINEA: FIRMATE NUMEROSI

https://www.change.org/it/petizioni/cittadini-di-milano-faccia-partire-subito-i-cantieri-per-la-linea-4-della-metropolitana-tutti

Procedono con costanza i lavori per la realizzazione del secondo lotto della Linea 5 Lilla.

Con l’occasione vi ricordo di firmare questa interessante petizione per spingere all’apertura dei cantieri della Linea 4, l’eterna cenerentola delle infrastrutture milanesi.

A Monumentale è iniziata la costruzione del lungo corridoio di connessione con via Farini, mentre sono state smontate tutte le attrezzature utili al funzionamento delle talpe. In superficie rimane il grande pozzo centrale dove vengono ancora calate parti strutturali e altro materiale edile.

A Cenisio le strutture sono tutte al rustico, fatto salvo per il vano dell’ascensore, in fase di completamento; sembra imminente l’inizio dei lavori di sistemazione superficiale.

A Gerusalemme è iniziata la costruzione del sistema di scale di uscita ai due lati del vano stazione. Per il momento vi sono solo degli scavi e la predisposizione per la pareti perimetrali, nessuna notizia del vano ascensore, mentre è già pronto il camino di areazione, a sezione circolare come per tutta la nuova tratta.

A Domodossola è stata quasi completate la seconda scala, quella che porta alla stazione Trenord, mentre è stata già completamente interrata la stazione. Nessuna notizia dell’ascensore, mentre è in costruzione il camino di areazione circolare.

A Tre Torri è entrata nel vivo la fase costruttiva degli spazi commerciali che formeranno la nuova grande piazza del complesso.

Ma è a Lotto che si possono osservare i cambiamenti più interessanti: è stata aperta la nuova scala di uscita dal mezzanino della Linea 1, che era in costruzione da parecchi mesi. La nuova scala è stata realizzata in stile “Albini” fin nei dettagli, incluso il corrimano metallico e il pavimento con bolli in gomma nera, sempre funzionalissimo. Contestualmente sono state chiuse le due scale più prossime al vano della stazione della Linea 5 e procede lo smontaggio dell’edicola del mezzanino. A questo punto nulla impedisce di procedere al completamente del corridoio di connessione attualmente realizzato solo al 50%. Procede anche quello che ormai può essere definitivamente chiamato ripristino del mezzanino “fantasma” della Linea 1. E’ in corso la realizzazione di un ascensore tra il suddetto mezzanino e la superficie, proprio in prossimità della sede del Gruppo Sole 24 Ore. Se ne deduce, anche osservando il resto del cantiere, che verranno anche approntate degli ascensori tra le banchine e il mezzanino.

MONUMENTALE

CENISIO

GERUSALEMME

DOMODOSSOLA

LOTTO

Il primo tratto del futuro corridoio di collegamento

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

Da Lisbona ecco due opuscoli distribuiti negli anni ’50 per informare la popolazione sulla metropolitana. Il primo è stato distribuito nel 1956 per informare i cittadini sul progetto e sui metodi di costruzione, con un titolo decisamente esplicativo sui veri destinatari Manual do mirone, non necessita di traduzione. Il secondo fu distribuito nel 1959 quando la prima linea fu aperta. La grafica, semplice ma efficace, rispecchi la semplicità del progetto architettonico, tipico dello stile neutrale e “igienico” delle metropolitane tra le spinte art deco’ degli anni ’30 e il modernismo degli anni ’60 (ovvero quelli di Milano).

Una piccola nota a margine; la Metropolitano de Lisboa, è l’unica società del genere (paragonabile alla Metropolitana Milanese per tipologia operativa) che ha una sede accessibile al pubblico con tanto di libreria specializzata e negozio.

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

Ormai sono pochi li sviluppi sulla metro 5 visibili al di fuori dei cantieri. Almeno finché non inizierà la fase di allestimento superficiale. Fra le poche novità individuabili c’è senza dubbio la connessione con la Linea 1 a Lotto. La grande novità è l’apertura della porzione di mezzanino da sempre chiusa, che porta verso il centro di via Monte Rosa. Questa parte del mezzanino esiste da sempre ed è sicuramente più piccola di quello in uso, essendo dotata di sole due uscite. Sbirciando dentro le porte finalmente aperte delle scale si può vedere che la quest’area è sicuramente parzialmente arredata in stile Albini, ma priva del pavimento in gomma. Allo stesso tempo sono state recintate le scale che dalla banchina accedono a questa parte di mezzanino “fantasma”, poste in modo esattamente simmetrico a quelle in uso. Inoltre è stata cantierizzata una parte del mezzanino in funzione , nell’area a pagamento. Procede anche il cantiere a fianco della scala di via Monte Rosa lato sud; al contrario di quanto ipotizzato non si tratta di un tratto di nuovo corridoio di connessione ma di una nuova scala di uscita. Cresce la curiosità sulla scelta stilistica: MM1 o MM5? Rosso o Lilla?

A questo punto si potrebbe ipotizzare che il progetto finale preveda l’utilizzo temporaneo del mezzanino “fantasma” durante i lavori nel mezzanino operativo, e successivamente quell’area potrà essere utilizzata come scavalco per connettere il tunnel che viene dalle Linea 5 con la banchina in direzione centro della Linea 1. Nessun progetto però è noto e visto che questo cantiere è cruciale diventerà oggetto di visite più assidue.

LOTTO: IL MEZZANINO ATTUALE

L’AREA DI PARTENZA DELLA NUOVA SCALA

LE SCALE DEL MEZZANINO “FANTASMA”

UNA NUOVA STRADA APERTA SUL VANO DELLA MM5

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

AGGIORNAMENTO: E’ STATA LANCIATA UNA PETIZIONE PER RICHIEDERE L’APERTURA IMMEDIATA DEI CANTIERI PER TUTTA LA LINEA: FIRMATE NUMEROSI

https://www.change.org/it/petizioni/cittadini-di-milano-faccia-partire-subito-i-cantieri-per-la-linea-4-della-metropolitana-tutti

 

Dopo un breve periodo di silenzio ecco un nuovo aggiornamento sulla Metropolitana 4. Dal punto di vista burocratico ci sono alcune novità: il 14 febbraio il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ovvero il Governo) ha approvato una modifica alla delibera di agosto 2013 che approvò (con riserve) il progetto definitivo e l’intero finanziamento. Quali siano queste modifiche non è possibile saperlo, essendo la delibera assente nel database. Comunque la delibera con la modifica è già stata approvata dalla Corte dei Conti. Intanto è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la delibera del 9 agosto 2013 che stanzia i fondi aggiuntivi per la tratta Expo attualmente in costruzione, che comunque, pare ormai ufficiale oltre che oggettivamente evidente, non verrà completata per l’Expo.

Una volta pubblicata la delibera mancante potranno partire gli espropri e il Comune, che avrà piena responsabilità in merito, potrà chiudere il contratto con la società costruttrice e con le banche. Resta da capire quali siano le reali intenzioni della Giunta: aprire subito tutti i cantieri, magari tralasciando quelli in pieno centro, oppure rinviare tutto a inizio 2016, tenendo anche conto che nel maggio di quell’anno ci saranno anche le elezioni.

Nel cantiere tutto sembra procedere regolarmente, sopratutto ai due estremi. A fine marzo la prima delle due talpe ha iniziato a scavare, partendo da Linate, e pare abbia già raggiunto i 100 metri. La seconda è ancora al punto di partenza. Intanto procede la realizzazione delle strutture della stazione.

A Quartiere Forlanini sembra essere stato realizzato lo scavo della paratia sud, manca ancora la correa; qui i lavori sembrano procedere lentamente.

A Forlanini FS continua la realizzazione di tutte le pareti perimetrali e lo scavo del sottopasso centrale della stazione ferroviaria. Sono in fase di ultimazione i lavori di copertura delle rogge esistenti.

A fornire aggiornamenti interessanti direttamente dal cantiere, oltre ad altre utili informazioni, è stato finalmente lanciato il sito dedicato alla nuova stazione ferroviaria, dove si conferma il fine lavori per aprile 2015.

http://www.forlaninipassante.it/

STAZIONE FORLANINI FS

Il grande cantiere della metropolitana e della stazione ferroviaria (foto Sig. Vergini, marzo)

Cantiere per il sottopassaggio sud della stazione ferroviaria.

STAZIONE QUARTIERE FORLANINI

STAZIONE LINATE AEROPORTO

Area dove verrà realizzato il corridoio di collegamento con il terminal

Cantiere del tronchino di manovra verso l’Idroscalo

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

AGGIORNAMENTO 24 APRILE 2014
Ecco un piccolo aggiornamento a cura del Sig. Marco Vergini, queste foto non sono mie e pertanto non possono essere riprodotte in alcun modo senza preventiva autorizzazione.

Ieri, 1° marzo 2014 alle 19,35, sono state inaugurate altre due stazioni della Linea 5. Si tratta della stazione Isola, nell’omonimo quartiere (via Volturno) e la molto attesa Garibaldi FS. La complessità della tratta e la polivalenza del nodo, sono la caratteristica principale di questo nuovo manufatto, oltre ad una piccola innovazione; è la prima stazione a Milano costituita da ben quattro livelli dai quali si può vedere ognuno degli altri. Quindi dal piano più alto, il corridoio del sottopasso tra la stazione ferroviaria e le uscite verso Corso Como, è possibile vedere il piano banchine, e viceversa. Sebbene questa non sia assolutamente una novità, lo è, invece, per Milano. Finalmente l’eterna presenza delle solette ha abbandonato per la prima volta la metropolitana di Milano, anche se con risultati decisamente discutibili, e senza repliche nell’immediato, si può comunque dire che il tabù è stato cancellato.

Il progetto architettonico di questa linea, e, nel particolare, della stazione Garibaldi FS, è stato assai travagliato. Dal primo progetto dello Studio 2000, risalente più di sette anni fa, prevedeva linee morbide investite di colore rosa, con risultati più consoni ad una stanza per una sognante ragazzina, che ad una metropolitana. Fu subito cancellato. Poi venne il primo progetto dello studio Gozzoli MBiM, più vicino al prototipo dell’Astaldi realizzato a Copenhagen. Colori sobri, nei toni del grigio, spazi semplici, molta luce. Infine, nel 2010, l’amministrazione di allora decise per una palette di colori e materiali completamente diversa, basata in origine sul colore lilla ma poi parzialmente girata su toni più caldi tendenti al bordeaux (pavimenti) e al porpora (corrimano). Il risultato, alquanto variopinto, non ha ottenuto, come prevedibile, riscontri favorevoli, specie se rapportato non solo alle “stazioni dell’arte” di Napoli, concettualmente molto diverse, ma neanche all’ottimo risultato della metropolitana di Brescia. La stazione Garibaldi ha seguito questo iter e il progetto in “stile Copenhagen” venne riconvertito nello stile MM5, quindi ancora la palette lilla (segnaletica) bordeaux e porpora, tutto con il sottofondo ocra del gres delle pareti e il grigio chiaro dei controsoffitti. Tuttavia alcune delle trovare più controverse previste in origine sono stati almeno corretti: le quattro colonne metalliche che sostengono il primo mezzanino sono state, alla fine, dipinte in grigio antracite metallizzato, sebbene poi le scale mobile abbino sempre il rivestimento di serie in acciaio inox e gli sportelli dei vani di servizio siano ancora in porpora. L’edicola di copertura della scala mobile verso la superficie è stato anche questo verniciato in grigio antracite, abbandonando il verde usato nella prima tratta. Infine i numerosi volumi esterni (areazione e servizi vari) sono stati minimamente allestiti e verniciati, con l’aggiunta di fasciatura terminali, al contrario di quelli del primo tratto, lasciati, quasi, al rustico. La segnaletica, unica componente davvero lilla, vuole ancora citare il progetto di Albini per la linea 1, così come alcuni dettagli del corrimano. Lo spazio a tutta altezza ha introdotto alcune nuove componenti come le balaustre in vetro, sostenute da pali in metallo verniciato in grigio (un altro tono di grigio) un po’ invadenti e, sopratutto, i tralicci metallici che sostengono alcune grosse lampade di tipo industriale, in acciaio non verniciato, che servono ad illuminare una stazione effettivamente buia (prima non erano previsti). Forse manca davvero quella luce naturale dall’alto, anche se il contesto di superficie, sinceramente, non è facile.

Simpatico l’evento in superficie, con luminarie e tanti piccoli eventi, in modo da creare davvero l’aria di festa diffusa, peccato per la pioggia, che, ormai come per molti giorni di questo inverno, è stata in grado di disturbare il tutto. Il prossimo appuntamento per la linea 5 sarà ad aprile 2015, quando verrà aperto per intero il secondo lotto, ma con solo cinque stazioni attive (Domodossola, Lotto, Segesta, San Siro Ippodromo, San Siro Stadio). Le ultime 5 stazioni, che verranno solo attraversate dai treni, verranno aperte, secondo quanto comunicato dal costruttore, entro la fine del 2015.

Two new stations of the Line 5 were opened yesterday, 1st March 2014, at 7.35PM, in Milan. The two stations are Isola and Garibaldi. This section is the most difficult of all the line, and this opening was long awaited. The architecture of those stations is the same of the line 5, but, for the first time in Milan, Garibaldi Station is an open space with reduced intermediate floors. The style of Line 5 “lilla” (lilac) is quite strange. There are many different colors: lilac for signal (in Albini e Noorda like-style), tyrian purple for the hand rails and service doors, bordeaux for the floor, light ocher for the walls, green and now dark grey for outdoor escalator cover, inox steel for internal escalator. The next section of the line will be open in April 2015, but with only five stations (Domodossola, Lotto, Segesta, San Siro Ippodromo, San Siro Stadio). Last five stations will be probably open in late 2015.

Planimetria del piano banchine della stazione Garibaldi della Linea 5

Planimetria d’insieme del nodo Garibaldi FS

Rendering del terzo progetto architettonico della feramta Garibaldi MM5

Il risultato finale.

Dettagli.

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

Dopo il completamento degli spazi in superficie, ecco che questa settimana è stato aperto anche uno dei primi rinnovati spazi sotteranei nel nodo Garibaldi. Si tratta del corridoio di collegamento tra la MM2 e il Passante-Linee S. Il corridio ha subito anche delle modifiche strutturali con lo spostamento di una delle coppie di scale che dalla banchina della Verde scendono verso il corridoio, con la contestuale eliminazione della comoda scala mobile, probabilmente dovuto alla presenza dei manufatti della Lilla immediatamente sotto a quelli esistenti. Architettonicamente il passaggio è stato portato dallo stile del Passante a quello della Linea 2, in sostanza dal vagamente postmoderno di Laura Lazzari allo stile modernista di Franco Albini rivisto da Davide Bruno. Nella pratica è stato aggiunto anche il corrimano verde, con un nuovo attacco, il colore grigio su pareti irregolari, e, almeno, sono state restaurate le strisce segnaletiche. Ripulito o sostituito il granito (classico Serizzo Ghiandone) delle scale; grande assente, ma di questo ormai è inutile stupirsi, il pavimento in gomma, sostituito dall’ormai classico gress bianco, ovviamente con misure diverse, dalle altre usate finora.
Pronti anche i due collegamenti con la MM5, adesso chiusi; intanto i treni hanno iniziato a viaggiare fino a Garibaldi (ovviamente vuoti), utilizzando così entrambe le banchine a Zara. Si attendono le ultimissime e imminenti autorizzazioni ministeriali da Roma, mentre si pianifica una “Notte Lilla” per festeggiare questo piccolo ma essenziale prolungamento.

Ingresso MM5 dal mezzanino MM2

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia

Con Glasgow continua il tour nelle metropolitane più antiche del mondo. Questa unica linea, sin dalle origini circolare, fu inaugurata il 14 dicembre 1896, ed è la terza dopo Budapest e Londra. La caratteristica di questa linea, oltre alla sua forma ad anello, è quella di aver funzionato con trazione con cavo fino al 1935; inoltre questo progetto non ha avuto un seguito, rimanendo quindi l’unica metropolitana in funzione a Glasgow, nonostante numerosi progetti.

Questa piccola metropolitana (10,4 km per 15 stazioni) ha vissuto nella sua lunga vita quattro distinte fasi. La prima fu quella contrassegnata dalla trazione a cavo, con il medesimo funzionamento dei famosi Cable Cars di San Francisco, ovvero i vagoni per muoversi chiudevano un grossa pinza attorno al cavo, in continuo movimento, per potersi spostare. Nella seconda fase, dal 1935 al 1977, quando vistosi segni di un imminente cedimento della copertura della stazione Govan, spinse l’amministrazione verso una totale e radicale ristrutturazione. La terza fase è partita dal 1980 e interagisce con la quarta fase iniziata nel 2005 e che poterà ad una seconda modernizzazione dell’impianto.

Dal punto di vista architettonico le quattro fasi hanno prodotto risultati completamente indipendenti. Nella prime due questa infrastruttura si presentava come una serie di ambienti scatolari, coperti in alcune casi da tetti in acciaio, legno e vetro che ben illuminavano ambienti spogli e privi di qualsiasi forma decorativa, incluse le tipiche piastrelle smaltate largamente usate all’epoca. Tutte le stazioni presentavano un’unica banchina ad isola. Le pareti erano intonacate in bianco, e denotate da un costante degrado, solo parzialmente celato dai cartelloni pubblicitari. Discorso diverso per alcune delle palazzine di ingresso, come quella della stazione Buchanan Street, realizzata in stile neogotico inglese.

Buchanan Street station

Bridge Street station

Nel 1977 la linea fu chiusa e, in sostanza, ricostruita. Tutte le stazioni furono oggetto di un profondo rinnovamento che ne modificò sostanzialmente sia la forma che l’aspetto. In alcune fu anche aggiunta una seconda banchina per evitare l’affollamento sull’unica centrale, ormai troppo stretta e pericolosa. Le banchine stesse furono allungate, aggiunte scale fisse e mobili per dividere i flussi in entrata e in uscita. Furono creati nuovi mezzanini e scale di accesso. La neogotica palazzina della stazione Buchanan fu ceduta per attività commerciali e sostituita da un ampio mezzanino costruito sotto di essa, e da una scala di ingresso indipendente. Il particolare più interessante fu la scelta di inserire delle volte a sezione circolare nei vani squadrati della stazioni, poi rivestite in pannelli di acciaio smaltato. Queste volte danno la sensazione che i volumi della stazioni, prima illuminati dall’alto, si trovino molto più in profondità; questa scelta, ovviamente, porto all’uso esclusivo dell’illuminazione artificiale. In questa fase furono aggiunte le strisce segnaletica arancioni e grigie lungo tutta la lunghezza della pareti, una evidente ispirazione milanese. Colonne e pavimenti furono rivestiti in piastrelle lucide di varie dimensioni, con toni che vanno dal grigio al marrone.

Cessnock station durante i lavori di ristrutturazione nel 1979

Nella quarta fase, ancora in corso, l’architettura degli allestimenti è oggetto di un’ulteriore revisione. Le piastrelle originali sono state sostituite con altre, dalla superficie lucida, e dai colori più uniformi: grigio antracite per le parti a ridosso dei binari, bianco per le pareti delle banchine. Sono in fase di installazioni nuove scale mobili e si stanno creando nuove scale di accesso dalla superficie. Questa nuova fase vede un aumento netto della pulizia degli ambienti e dell’illuminazione.

Partik station

Per concludere va citato il nuovo Riverside Museum, che contiene una piccola ma interessante sezione dedicata alla metropolitana. Questo edificio, progettato da Zaha Hadid, ha già ricevuto critiche assai positive e numerosi premi internazionali, assolutamente meritati. La sezione dedicata all’underground è all’interno di un settore che ricostruisce la vita urbana alla fine dell’800. In questa ricostruzione è collocato un edificio con alla base l’ingresso della stazione. All’interno è contenuto la ricostruzione di un treno del 1896 e di un segmento di tunnel in cui è possibile vedere una simulazione del funzionamento. A fianco è vi è una delle pinze originali e un plastico del sistema di argani e motori che faceva scorrere il cavo di trazione. Segue una vetrina con documenti e memorabilia.

Veicolo storico nel Riverside Museum

Modello dell’originale meccanismo di movimentazione dei treni esposto nel Riverside Museum

© 2014 Minici Giovanni Luca – www.metroricerche.it, si acconsente l’uso di questo articolo citandone l’autore.

Licenza Creative Commons
Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia